Tuttomondo: inno alla vita per l’umanità

La Street Art è una forma artistica libera, intrisa di messaggi e suggestioni.

Ormai siamo abituati a vederla e riconoscerla ovunque, in alcuni casi siamo pronti anche a ricercarla facendone la meta dei nostri viaggi.

C’è qualcuno che la guarda ancora con sospetto, ma i più davanti ad un muro dipinto con bombolette spray provano curiosità e fascinazione.

La Street Art è, sempre più spesso, un modo di fare arte riconosciuto e acclamato, che chiunque voglia arrivare alla denominazione di artista oggi sperimenta. Di fatto, fare Street Art non vuol dire essere necessariamente eversivi e anonimi, più semplicemente, vuol dire avere un messaggio da condividere.

I principi di libertà e condivisone alla base della Street Art sono i cardini su cui si è fondata la narrazione di uno dei più importanti artisti della fine del ‘900, una vera rock star della Street Art: Keith Haring .

Keith Haring era un giovane ragazzo di Pittsburgh, figlio di una famiglia borghese, che aveva sognato di divenire un artista fin dall’infanzia. Esempio di una generazione capace di scoprire sé stessa girando il mondo in autostop, Keith aveva scoperto un nuovo modo di fare arte nei sobborghi di New York, dove nelle strade e sui vagoni della metropolitana comparivano i coloratissimi tag dei writer.

Appassionato ed affascinato da questo nuovo modo di usare segni e colori, tanto diverso da quello in uso nella scuola d’arte che frequentava, Haring decide di dar forma alla sua creatività attraverso delle modalità simili ma non uguali a quelle di chi fa graffiti: nei corridoi della metropolitana di New York usa gli spazi pubblicitari vuoti, ricoperti con una vernice nera, come base per i suoi disegni e traccia su di essi con un gessetto bianco le sue figure semplici e lineari, che contraddistingueranno per sempre la sua opera.

Di questi disegni ne fa centinaia, attirando la curiosità della gente. Nello stesso periodo il mercato dell’arte incomincia a guardare con interesse ai suoi lavori.

A lui si interessa un famoso gallerista di Soho, Tony Shafrazi, e nel 1982 viene allestita in una galleria di New York una mostra interamente dedicata alle sue opere: per la prima volta Haring lavora su supporti diversi da quelli forniti dagli spazi urbani da lui tanto amati e a cui sempre ritornerà.

La mostra ha un grande successo e segna l’inizio della sua ascesa, una delle prime tappe della sua folgorante carriera. Da allora sarà un continuo creare, caratterizzato da performance live, dipinti sui muri delle città o negli spazi messi a disposizione da gallerie o musei, ma anche sculture, addirittura magliette ed orologi. Viene anche aperto un negozio, il Pop shop, in cui vengono venduti a un prezzo accessibile a tutti prodotti di vario genere ideati da lui.

In tempi molto brevi Haring crea tantissime opere: i suoi disegni, come le prime rappresentazioni nella metropolitana, sono sempre eseguiti direttamente a mano libera, senza alcuno schizzo o progetto preparatorio.

Keith Haring vuole creare qualcosa di nuovo nel mondo artistico, qualcosa di mai visto prima, che sia figlia del suo tempo e appartenga alla gente.

In quegli anni nei suoi diari scrive:

“Penso di essere nato artista; penso di avere la responsabilità di riuscirci. […] Il mio contributo al mondo è la mia abilità nel disegnare. Disegnerò il più possibile, per tutte le persone possibili, il più a lungo possibile. Disegnare è fondamentalmente sempre la stessa cosa dai tempi della preistoria. Unisce l’uomo e il mondo. Vive attraverso la magia.”

I suoi disegni, caratterizzati sempre da uno spesso contorno, danno forma a messaggi sociali e politici di pace e tolleranza, schierandosi contro la guerra, il razzismo, l’omofobia, la droga, l’emarginazione verso i malati di AIDS.

“Un artista è un portavoce per una società in qualsiasi punto della storia. Il suo linguaggio è determinato dalla percezione del mondo in cui tutti viviamo. È il tramite tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.”

Haring, inoltre, non da quasi mai un titolo alle sue opere proprio per consentire all’osservatore di entrare in contatto diretto con esse, essere così egli stesso parte del processo creativo dando di ogni rappresentazione una propria interpretazione.

“Penso che la caratteristica più splendida di molte immagini sia che non sono completamente spiegabili e che possono avere significati diversi a seconda delle persone”.

A quasi 50 anni dai suoi primi disegni, possiamo dire che la sua convinzione di creare un’arte viva che gli sopravvivesse e restasse nel mondo si è avverata. In fondo ancora oggi chi non ha visto almeno una volta il suo bambino che gattona o il cane che abbaia?

Grazie all’immediatezza e alla riconoscibilità del suo segno grafico, oltre che dei suoi messaggi, la sua fama già negli ottanta era internazionale, nonostante fosse un ragazzo ancora ventenne.

Nel mondo ci sono tante delle sue opere nelle sale di musei o nelle mostre a lui dedicate. Molte sono in spazi pubblici visitabili liberamente da chiunque. I suoi lavori hanno trovato spazio in Australia, Giappone, Brasile e in tantissime città d’ Europa. Anche l’Italia è spesso stata tra le sue destinazioni.

In Italia, a Pisa, poco lontano dalla stazione ferroviaria, c’è una delle sue opere più importanti: Tuttomondo.

Tuttomondo viene realizzata nel 1989, alcuni mesi prima che la sua vita fosse prematuramente stroncata dall’AIDS.

Tuttomondo, Keith Haring, The Keith Haring Foundation

Nel suo diario, in merito a questo murales, Keith Haring aveva scritto:

“Pisa è stata incredibile. Non so da dove cominciare. Ora mi rendo conto che questo è uno dei progetti più importanti che abbia mai fatto. […] Sarà qui per molto, molto tempo e la città sembra davvero amarlo.”

L’idea di Keith Haring di realizzare il murales a Pisa nasce a seguito dell’incontro a New York con un giovane studente pisano, Pier Giorgio Castellani, che lo invita a visitare la città.

Tuttomondo nasce così realizzato a mano libera sulla parete posteriore del convento di Sant’Antonio Abate, un luogo che era stato ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.

Tuttomondo, Keith Haring, The Keith Haring Foundation

L’opera, che è considerata un vero e proprio testamento spirituale dell’artista, si estende su una superficie di 180 metri quadri ed è dedicata al tema della pace e armonia nel mondo

Il fondo bianco del muro è abitato da 30 diversi personaggi, uomini e animali, che si distribuiscono con grande equilibrio su tutta la superficie. Ogni elemento della composizione contribuisce alla narrazione e richiama archetipi che danno forza al racconto: c’è una donna con il bambino in braccio (1) che rappresenta la maternità; c’è un uomo che regge sulle spalle un delfino (2) a testimoniare il rapporto rispettoso con la natura; ci sono delle forbici umanizzate che uccidono il serpente simbolo del male (3), testimonianza del fatto che la concordia tra gli uomini può dar vita al bene. 

Non ci sono gerarchie nel disegno, tutto il mondo è unificato. Da qui nasce il titolo Tuttomondo, volutamente scelto in italiano dall’artista.

Per realizzare l’opera ci sono voluti quattro giorni, cosa insolita per Keith Haring, che normalmente impiegava non più di una giornata per realizzare i suoi lavori.

Lo street artist ha meditato molto sul suo murales: ospitato in una stanza collocata di fronte al muro, ogni sera lo osservava, guardando con attenzione e curiosità tutti coloro che, passando di lì, alzavano lo sguardo sull’opera in fase di realizzazione.

“Sto in un albergo direttamente di fronte al muro, così lo vedo prima di addormentarmi e quando mi sveglio. C’è sempre qualcuno che lo guarda (l’altra notte anche alle 4 del mattino). È davvero interessante vedere le reazioni della gente.”

Tuttomondo non solo è stato pensato per tutti, ma ha anche contribuito a creare un senso di comunità e appartenenza, dato che per realizzarlo sono stati coinvolti i giovani pisani dell’epoca che hanno campito con accesi colori le superfici all’interno dei contorni neri tracciati a mano libera da Haring.

Ogni volta che osservo Tuttomondo penso che parte dell’anima di Haring sia ancora lì. 

Mi piace immaginarlo seduto su una sedia su un piccolo balcone di fronte al muro. 

Inesorabilmente ripenso alle parole scritte sul suo diario.

“Sto seduto su un balcone a guardare la cima della Torre Pendente. E’ davvero molto bello qui. Se ci fosse un paradiso, spero che assomigli a questo”

Potete conoscere come è nato e che emozioni ha creato Tuttomondo anche attraverso un video, vi basterà cliccare >>qui!

Chissà quanti artisti come Haring continuano a raccontare il mondo con i loro occhi, quante opere come Tuttomondo ci sono ancora da scoprire… …

L’Italia è uno dei paesi con più opere di Street Art sul suo territorio. Perché non provate anche voi a scoprirle e visitarle?
Ognuno di noi può crearsi il suo itinerario di Street Art.
Come fare? Se volete trovare i murales più vicini a voi o individuarli per una nuova meta delle vostre gite o vacanze, potete consultare la mappa interattiva, che trovate qui in basso, dei lavori di Street Art realizzati da grandi street artist nazionali ed internazionali.  

La mappa è stata realizzata dal collettivo di Mostrami Factory.

😊 Ricordate i nostri Buoni propositi per l’Autunno che arriva: andare a scoprire una nuova opera d’arte, vi arricchirà e vi consentirà di scoprire qualcosa di nuovo anche di voi stessi.

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Immagine di copertina: Haring, opera dello strett artist Jorit

Questo è un articolo interattivo, clicca sui testi in verde presenti sulle immagini e nel testo e scoprirai di più sulle opere e sugli autori!

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