La prima volta che ho visto opere di questo genere non riuscivo a capirne il senso, poi incuriosita proprio dai due dei più grandi esponenti della cosidetta land art, chiamata anche “arte ecologica” o “earth art” ho cercato di capirne la logica!
Parlo nello specifico di Christo e Jeanne – Claude, artisti e compagni nella vita, che hanno messo in campo praticamente l’idea di avvolgere prima gli oggetti, poi gli edifici e grandi superfici in tessuti di vario genere.
Gli sviluppi del loro lavoro sono nell’arte ambientale, appunto “land art”, cioè arte del territorio. Lo scopo delle loro vaste realizzazioni nascono per essere temporanee e non modificano durevolmente il paesaggio e ogni intervento richiede una grande progettualità e uno studio accurato del territorio, ogni scelta artistica (che si differenzia sempre) si adatta al luogo, ma è un operare che non entra in conflitto con questo, è anzi un’azione che sottolinea e cambia l’ambiente solo per attirare l’attenzione.
Spesso le loro coperture hanno suscitato uno scandalo pubblico, perché sono state vissute come un insulto ai luoghi prescelti anziché, come nelle intenzioni degli artisti, un omaggio.
L’idea è quella di “svelare nascondendo” – “evidenziare nascondendo”, aprendo l’immaginazione dell’uomo e nascondendo o evidenziando il contenuto originale per un breve periodo di tempo.
Nel periodo di durata del progetto, siti, oggetti ed edifici diventano altro, assumono l’aspetto della scultura e diventano, anche in caso di manufatti noti o di isolate porzioni di natura, prodotto estetico autonomo, altra cosa rispetto a quello che sta sotto o dietro.
Tantissime le loro opere (22 progetti realizzati e 37 negati!), qui in elenco alcune delle più importanti:
1969, si sono messi a impacchettare 93mila metri quadri di costa australiana con un tessuto bianco;
1983, quando la loro installazione in polipropilene rosa ha occupato per diversi giorni le isole disabitate di Biscayne in Florida;
24 anni per riuscire a impacchettare il Reichstag;
2005, oltre settemila porte con tende arancioni lungo i 37 chilometri di sentieri di Central Park a New York
1974, in 40 giorni hanno imballato le mura romane nei pressi di Villa Borghese;
un anno dopo è toccato al monumento di Vittorio Emanuele in piazza Duomo a Milano;
1985, l’opera a cui erano più legati, il Pont Neuf , perchè il luogo della loro conoscenza: Parigi!
2014, il fiume Arkansas, in Colorado, è stato attraversato per 67 chilometri da un tessuto argentato e lucente;
2018, ha impacchettato 35mila barili di petrolio ad Abu Dhabi (l’ultima creazione creata insieme alla compagna, oggi non più in vita).
Ma per guardarle tutte, vi rimandiamo al loro sito e a un interessante video della RAI che li racconta!
La sua ultima opera in Italia, eclatante, è stata un ponte galleggiate sul Lago d’Iseo nel 2016
Voi che ne pensate?
Scritto su econote