by Tania Talamo
Amo definirmi un architetto alla ricerca della bellezza, l'architettura oltre ad essere il mio lavoro è una passione che mi piace coltivare e raccontare. Qui condividerò con voi le mie ricerche.
C’è chi la definisce l’ottava meraviglia del mondo, e a livello ingegneristico probabilmente lo è.
Il grande sogno del colonnelo Mohammar Gheddafi, il Grande Fiume Artificiale che trasporta fino alle rive del Mediterraneo l’acqua dolce estratta da pozzi di profondità nascosti sotto le sabbie del deserto del Sahara libico.
Fin dagli anni Settanta si è cercata una soluzione al problema principale del Paese Libico: la scarsità di acqua dolce che, per la sua posizione geografica, è condizionato da un clima arido, con scarse precipitazioni e una forte evaporazione. Poi, a metà degli anni Ottanta, si consolida l’idea prepotente di catturare le acque fossili dalle profondità del deserto, e trasportarle fino alla costa, a Tripoli, Bengasi, Sirte, Tobruk, dove vive il 70% della popolazione.
Vincere il deserto con l’astuzia e la tecnica rendendo fertili centinaia di migliaia di ettari per raggiungere l’autosufficienza alimentare e dominare sulla fame e la sete.
Nasce così uno dei più coraggiosi progetti del mondo, il più lungo acquedotto della terra, il Great Manmade River, progettato da una società americana: quattromila chilometri di enormi condutture di calcestruzzo precompresso del diametro di quattro metri, sepolte nella sabbia, con una capacità complessiva di sei milioni di metri cubi di acqua al giorno. Da centinaia di pozzi a mille metri di profondità presso l’oasi di Tazerbo e dalla zona di Sarir, un’ immensità di acqua fresca viene convogliato così verso la costa.
Lo schema dell’impianto ricorda la ‘p’ greca: due lunghe “gambe” che si dirigono rispettivamente verso est dai campi dei pozzi idrici di Kufra e Tazerbo fino a Bengasi, e verso ovest dai pozzi di Sarir, Wadi Aril e Fezzan fino a Tripoli. Il tratto superiore segue la costa da Tripoli, scende a Sirte e prosegue fino a Tobruk.
Questo capolavoro dell’ingegneria idraulica ha dato vita, al progetto agricolo Abou-Aicha nella pianura di Jfara dove su una superficie di quasi novemila ettari di cui circa tremila e trecento irrigati sono sorte 665 fattorie di cinque ettari ciascuna.
Aldilà dello imponente progetto, lascia molto pensare l’impatto che esso avrà sul territorio desertico, estrapolare nel futuro il consumo d’acqua attuale assumendolo costante, non lo si può fare in eterno, cosa che vale anche per il petrolio. L’abbondanza iniziale di una risorsa porta a un’espansione sia della popolazione come dell’economia. Questa espansione porta a una pressione sempre maggiore verso lo sfruttamento della risorsa, il che accellera il suo esaurimento. Già i geologi avvertono che le riserve di acqua fossile del Sahara prima o poi, forse entro cinquant’anni, si esauriranno con conseguenze sul microclima libico non prevedibili, ma probabilmente disastrose.
Per quanto tempo potrà scorrere in Grande Fiume realizzato dall’uomo? Nessuno lo sa con esattezza. L’errato utilizzo che se ne fa di una risorsa, può solo compromettere la sua esistenza.