La bioarchitettura di Hundertwasser

Scritto su www.econote.it
“La nuova alleanza tra uomo e natura non potrà compiersi se l’architettura non ne diventerà il catalizzatore. Perché ciò avvenga il rispetto della natura non può restare una preoccupazione di ordine tecnico, ma deve diventare un contenuto poetico”. F. Hundertwasser
Friedensreich Hundertwasser nasce a Vienna nel 1928 e può essere definito un vero e proprio creatore di realtà incantevoli, non solo nella pittura.
Ha raggiunto la notorietà per la sua audacia di colore nei dipinti, è oggi più ampiamente rinomato per i suoi rivoluzionari progetti architettonici, che incorporano le caratteristiche naturali del paesaggio.
Nessun altro artista si è adoperato quanto lui per la tutela dell’ambiente e per una vita in armonia con la natura. Il suo impegno ecologico ebbe origine ancora prima della nascita del movimento ambientalista (famosissima è la sua decorazione sull’ Inceneritore di Vienna a Spittelau, 1988-1997)
Negli anni Cinquanta e Sessanta sviluppa una sua personale ed inconfondibile forma di linguaggio, con i suoi “manifesti” attacca il razionalismo dell’ architettura lottando per una architettura vicina alla natura ed a misura d’uomo e si pone in contrasto con le nascenti correnti dell’Espressionismo Astratto.
Colpisce  nelle sue opere sia pittoriche che architettoniche l’abbondanza organica delle forme rotonde, di cerchi e spirali, queste ultime considerate simbolo del ciclo della vita e nella “spirale”, in particolare,  ritrova la sua forma d’espressione convenzionale per la natura: percorso che, attraverso uno stretto rapporto con il creato, porta l’uomo in una nuova dimensione.
Le sue opere, molto colorate, decorativamente serpeggianti, riflettono il suo confronto con la natura e la società, trasudano sensazioni e trasmettono grandi emozioni, dove la fantasia fa entrare in un mondo parallelo, fatto di sogni.
“Dipingere è sognare. Quando dipingo, io sogno”. F. H.
Crea pitture, stampe, francobolli, singoli edifici, scrive manifesti e libri, in osmosi con la natura e pensati come la vita: non lineare, non razionale, ma colorata e multiforme.
L’angolo retto, simbolo del cubismo e del razionalismo, diventa povertà spirituale, realtà scarnificata e puritanesimo, tanto che nel suo Manifesto ambientalista, Il diritto della finestra, il dovere dell’albero (1972), Hundertwasser afferma che “la linea retta è sacrilega”.
“Al giorno d’oggi viviamo in un caos di linee rette, in una giungla di immorali linee rette. La livella e il metro dovrebbero essere vietati, sono il simbolo dell’ignoranza e il sintomo della disintegrazione della nostra civilizzazione”. F. H.
Con questo atteggiamento, Hundertwasser mette in discussione il principio secondo il quale l’impiego di una buona tecnica costruttiva è il solo modo per conseguire un’ architettura di qualità: al contrario, in primo piano devono essere poste le reazioni psicologiche e le sensazioni umane che scaturiscono dalle immagini architettoniche.
Nei suoi manifesti dichiara “malate” le città, rivendica il diritto degli individui di riconoscere la propria abitazione dall’esterno e quindi la possibilità di dipingere a piacere i muri attorno alle proprie finestre, invita al sentirsi “re a casa propria” e per questo costruisce favolose cupole sopra ai palazzi che ristruttura, manifesta l’esigenza di offrire spazi di fantasia per giovani e bambini, luoghi dove poter scrivere sui muri e giocare, esprime la voglia di costruire un diverso equilibrio con la natura proponendosi come avanguardista della bioarchitettura ed inglobando nei suoi edifici alberi e materiali naturali: così dalle finestre spuntano i rami di alberi che non sono stati abbattuti per lasciare spazio alla casa, e sui tetti sorgono giardini pensili ospitanti la vegetazione che prima delle case viveva nei luoghi in cui lui costruiva.
Infatti gli edifici di Hundertwasser entrano facilmente in simbiosi, quasi in mimesi, con il contesto naturale per effetto di una serie di ricorrenti accorgimenti, quali il tetto piantumato, la varietà di colori e lo skyline organico e diversificato.
Per il Maestro viennese l’ambiente è la fonte di ispirazione primaria: una volta scelto il sito, l’edificio che vi crescerà dovrà conformarsi ad esso e valorizzarlo mettendo in evidenza le sue peculiarità. Oggi, nell’epoca delle eco-housing e dello sviluppo sostenibile, tornano più che mai attuali le sue teorie.
L’effetto che si ha percorrendo le architetture del Maestro non è né scioccante, né tanto meno sensazionale: dalla visite alle sue opere scaturiscono, piuttosto, forti emozioni dovute all’umanizzazione delle forme e, soprattutto, ai colori che spiccano come se si trovassero su di una grande tela.
Proprio per la capacità di manipolare le superfici e i volumi, oltre che per il gusto del colore, le opera di Hundertwasser richiamano alla memoria le opere del catalano Antoni Gaudì o del belga Lucien Kroll: come questi, anche all’artista austriaco si deve riconoscere una inesauribile originalità nelle invenzioni costruttive e decorative, simboli di bellezza ma di estrema attenzione a tutto ciò che lo circondava.
Quindi non resta che correre ad ammirarle!
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